La mostra di Andrea Kvas, prende il titolo di BLAC ILID, un’espressione arbitraria e di senso non dichiarato che poco ci dice sul tema dell’allestimento, se non che è scritta con lettere di un font disegnato dall’artista e che ricorre in molti dei suoi dipinti recenti.
I lavori in mostra, tutti creati ad hoc per questa occasione, sono riconducibili al resto della produzione di Kvas grazie alla processualità tipica delle sue opere, che sfociano sempre in una composizione astratta, un’astrazione “imprevedibile, involontaria, agile”, come viene definita dal curatore Davide Ferri.
La continuità con i precedenti lavori viene invece rotta, ora, nella mostra ospite di smART, rinunciando a quella pluralità dei supporti e varietà di materiali che è traccia ricorrente nella pratica dell’artista e che è invece sostituita dall’utilizzo della tela come unica base per i lavori di Kvas, di nuovo a Roma dopo la presenza a Villa Medici nella collettiva #80#90 del 2019, curata da Pier Paolo Pancotto.
La variabilità, valore fondante della sua identità, si riscontra qui nella varietà dei mezzi con i quali i lavori sono strutturati in colori acrilici, idropittura, smalti, resine, pigmenti, gommalacca, lattice; che creano una pluralità e insieme un concerto di immagini comunicanti; ma non solo, l’imprevedibilità detta anche in qualche modo la dinamica creativa, tanto nel gesto quanto nella curiosa scelta di dipingere le opere in un verso e poiesporle in un altro, sconvolgendo la prospettiva dello spettatore quanto in parte anche quella dell’artista stesso. Il risultato sono dei coloratissimi astratti dagli svariati livelli di letture e profondità, che colpiscono per l’intensità e il carattere evocativo.
17/03/2021
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