Papa Francesco non è solo il 266° successore di Pietro, ma anche una figura chiave nel dialogo tra fede e arte nel XXI secolo. Da sempre sensibile alla cultura come strumento di dialogo e trasformazione sociale, Jorge Mario Bergoglio ha saputo riscoprire e rilanciare il ruolo dell’arte come veicolo privilegiato di spiritualità e giustizia.
Nato a Buenos Aires nel 1936 da genitori piemontesi, Papa Francesco ha percorso un cammino che, prima ancora di condurlo al soglio pontificio nel 2013, lo ha visto impegnato nell'insegnamento, nella filosofia e nella leadership all’interno della Compagnia di Gesù. Ma è durante il suo pontificato che il legame tra Chiesa e arte ha trovato nuova linfa.
Nel 2017, con il libro La mia idea di arte, Papa Francesco ha delineato una visione profonda e concreta dell’estetica: non mera contemplazione, ma linguaggio universale in grado di parlare agli emarginati, ai giovani, ai lontani dalla fede. Per lui, l’arte è un’alleata dell’evangelizzazione e un mezzo potente per affrontare le sfide sociali contemporanee: povertà, ingiustizia, alienazione.
Questa visione si è concretizzata in molteplici iniziative, tra cui l’incontro con centinaia di artisti nella Cappella Sistina nel 2023, in occasione del 50° anniversario della Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani. In quel contesto suggestivo, Papa Francesco ha definito gli artisti “custodi della bellezza”, chiamati a risvegliare il senso del sacro, a promuovere la pace e a spingere oltre i confini del consueto.
Un altro momento simbolico di questa apertura è stata la storica visita alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2024. La Santa Sede ha partecipato con un padiglione allestito nella Casa di reclusione femminile alla Giudecca, luogo già di per sé carico di significato. Qui, attraverso le opere di otto artisti internazionali – tra cui Maurizio Cattelan e Sonia Gomes – si è affrontato il tema dei diritti umani, in un dialogo tra creatività e fragilità umana. Papa Francesco ha colto l’occasione per lanciare un monito contro la mercificazione dell’arte, che rischia di «rubare l’innocenza» all’atto creativo, e ha sottolineato l’urgenza di dare spazio alla voce femminile nel panorama artistico.
L’arte, per il Pontefice, non è mai fine a se stessa. Deve toccare, risvegliare, scuotere. Lo dimostrano anche le sue scelte per il prossimo Giubileo del 2025, con il sostegno a progetti in carcere, come l’installazione partecipativa di Marinella Senatore nel penitenziario di Rebibbia. L’arte entra nei luoghi del dolore per generare speranza e umanità.
Papa Francesco ha così ridato centralità a un’antica alleanza: quella tra la Chiesa e gli artisti, non più solo al servizio della liturgia, ma protagonisti di una nuova narrazione spirituale, capace di farsi ponte tra linguaggi, culture e generazioni.
In un tempo segnato da fratture, la sua è una chiamata a rendere l’arte uno spazio di riconciliazione e visione, in cui il bello si intreccia con l’etico, il simbolico con l’impegno. E se davvero, come ha detto più volte, «l’arte è un grido contro l’ingiustizia», allora Papa Francesco si è fatto eco e megafono di quel grido, restituendo all’arte tutta la sua forza profetica.
23/04/2025
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