Il Metropolitan Museum of Art apre le sue porte a un viaggio affascinante nella carriera di John Singer Sargent, il più celebre ritrattista della società transatlantica tra XIX e XX secolo. La mostra, realizzata in collaborazione con il Musée d'Orsay, racconta fino al 3 agosto la fase parigina del pittore americano, culminando con l’esposizione di Madame X, la tela che nel 1884 scosse la critica e segnò la fine della sua permanenza in Francia.
Ma tra le luci soffuse dei saloni parigini e il glamour della belle époque, emerge inaspettata la Capri di Sargent, ritratta con uno sguardo intimo e quasi etnografico. È un capitolo meno noto del suo percorso, ma capace di illuminare una sensibilità che andava ben oltre la ritrattistica dell’élite.
Capri, all’epoca meta prediletta degli artisti europei e americani in cerca di paesaggi “autentici” e culture non contaminate dall’industrializzazione, diventa per Sargent un laboratorio di sperimentazione. L’isola, dove era già stato da bambino, lo accoglie nuovamente poco più che ventenne. Qui dipinge opere che per decenni sono rimaste confinate in collezioni private o piccoli musei, e che oggi ritrovano la luce.
Protagonista assoluta di questa parentesi mediterranea è Rosina Ferrara, giovane caprese dai tratti fortemente mediterranei, musa e modella per una serie di dipinti che rivelano una tensione tra idealizzazione classica e realtà contemporanea. In Dans les Oliviers à Capri, presentato al Salon del 1879, Rosina appare intrecciata a un ulivo secolare, quasi una ninfa greca fusa con la natura. In un altro dipinto, prestato dal Crystal Bridges Museum di Bentonville, Arkansas, la vediamo danzare la tarantella sui tetti assolati dell’isola.
Queste opere, spiegano i curatori, attingono a un immaginario esotico che considerava gli isolani discendenti diretti dei Greci e dei Romani. Una visione che oggi suscita interrogativi sull’orientalismo e sullo sguardo colonialista, ma che all’epoca colpiva la fantasia di un pubblico urbano e borghese, affascinato da tutto ciò che appariva “primitivo”.
L’Italia, d’altronde, non fu solo Capri per Sargent. Venezia, vera ossessione dell’artista, compare in mostra con un’opera straordinaria proveniente dalla Dixon Gallery di Memphis: il ritratto del diplomatico cileno Ramon Subercaseaux in gondola. In un gioco di rimandi e ritratti incrociati, pare che nello stesso momento Sargent stesse eseguendo anche un acquerello del suo amico, oggi andato perduto.
Il cuore della mostra, tuttavia, resta Parigi. Qui, nel 1874, giunge un Sargent diciottenne, già deluso dall’Accademia di Firenze, ma pronto ad assorbire le influenze della capitale artistica del mondo. Parigi è il suo trampolino, il crocevia di stimoli visivi e culturali che segneranno tutta la sua carriera. "Parigi era il centro della produzione artistica globale", ha sottolineato il direttore del Met Max Hollein, "e Sargent ne fu protagonista assoluto".
Chiude il percorso l’ormai leggendaria Madame X (Virginie Amélie Avegno Gautreau), il ritratto che destò scandalo per l’atteggiamento provocante della modella e per la sua pelle diafana, e che determinò il definitivo trasferimento dell’artista a Londra. "È un’opera simbolo, potente e controversa", ha aggiunto Hollein, "che segna il passaggio da un’epoca all’altra nella vita di Sargent".
Con questa mostra, il Met non solo restituisce uno sguardo completo sulla formazione dell’artista, ma riporta alla luce anche le sue esplorazioni mediterranee, quelle visioni capresi che oggi, più che mai, risuonano di bellezza, complessità e memoria.
23/04/2025
Inserisci un commento