Un palcoscenico a cielo aperto nel cuore pulsante della Capitale. È questa la visione che guida l’ultima imponente installazione di Marinella Senatore, artista multidisciplinare che ha fatto della partecipazione collettiva il tratto distintivo del suo lavoro. L’opera, intitolata “Ci eleviamo sollevando gli altri”, campeggia ora sui silos del cantiere della Metro C in piazza Venezia, trasformando uno spazio transitorio in un luogo di riflessione, bellezza e memoria condivisa.
Un progetto monumentale, non solo per le dimensioni fisiche, ma soprattutto per la portata umana: otto milioni di persone da ventiquattro Paesi, coinvolte nell’arco di dodici anni, per un totale simbolico di sedici milioni di mani. Un numero che dà la misura di un lavoro corale, dove l’arte si intreccia con le vite, le storie, le esperienze delle comunità che Senatore ha incontrato lungo il suo cammino.
L’installazione è parte del progetto “Murales”, che porta opere site-specific di artisti internazionali nei cantieri della nuova metropolitana romana. L’opera di Senatore prende il posto della precedente “Costellazioni di Roma” di Pietro Ruffo, i cui teli, come ha assicurato il sindaco Roberto Gualtieri, non saranno smaltiti ma rilocati nelle periferie della città, per continuare a vivere e ispirare.
In un tripudio di rossi, gialli, rosa, bianchi e neri, “Ci eleviamo sollevando gli altri” appare come un racconto visivo di relazioni e condivisione. Le ombre delle persone che popolano il disegno sono “grandi comunità che si intrecciano con altre comunità”, come afferma l’artista stessa. Un gioco di presenze che abita il paesaggio urbano, conferendo anima e narrazione a un luogo spesso percepito come di passaggio o in costruzione.
Senatore, formatasi in musica, belle arti e cinema, con una specializzazione in direzione della fotografia alla Scuola Nazionale di Cinema di Roma, si è lasciata ispirare dalla tradizione teatrale della città: “Roma come teatro a cielo aperto”, dove architettura, paesaggio, cantiere, suoni e colori si fondono in un’esperienza sensoriale e culturale stratificata.
L’opera si inserisce in un contesto di arte pubblica promossa dalla società consortile guidata da Webuild e Vianini Lavori, con il patrocinio di Roma Capitale e delle Soprintendenze. Un modo per umanizzare e rendere più vivibile il lungo periodo dei lavori. Come ha osservato Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild: “L’arte significa rendere bello questo periodo. Le persone di solito vivono il cantiere come luogo di disagio. Noi vogliamo che sia anche occasione di scoperta”.
Intanto, proseguono i lavori sulla linea C, che si prevede dureranno otto anni. Ma Roma, città di mille strati e infinite storie, guarda avanti: la stazione Colosseo aprirà presto e sarà solo il primo tassello di un’infrastruttura che è al tempo stesso viaggio nel tempo e verso il futuro.
In questo scenario, l’intervento di Marinella Senatore non è solo una parentesi artistica, ma un gesto politico, sociale ed estetico: un invito a riconoscere la forza del collettivo, a valorizzare ciò che unisce e a fare dell’arte un’azione quotidiana, condivisa e trasformativa.
14/04/2025
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