L’attentato subito dallo scrittore di origini indiane, Salman Rushdie, avvenuto a New York venerdì scorso, immediatamente è risultato molto grave: come previsto, i medici non sono riusciti a salvargli l’occhio fortemente compromesso.
Nei confronti dello scrittore settantacinque, che nel 1988 scrisse ‘I versi satanici’, romanzo considerato blasfemo dall’India, dal 1989 pendeva una ‘fatwa’, che in realtà significa ‘risposta ad un quesito’, ma per alcune comunità musulmane si traduce in condanna a morte.
L’attentato a Salman Rushdie, compiuto da un ventiquattrenne, che dopo l’arresto si è proclamato ‘non colpevole’, è stato condannato da molti gruppi islamici e ha ispirato il settimanale satirico francese Charlie Hebdo. Il periodico, nel 2015, a causa di alcune caricature su Maometto fu vittima di un attentato terroristico, che ha provocato la morte di dodici dipendenti.
La rivista, nelle scorse ore, ha ironizzato sul movente del tentato omicidio di Rushdie, scrivendo: “L’autore si sarà ribellato al riscaldamento globale, al calo del potere d’acquisto o al divieto di annaffiare i vasi di fiori a causa dell’ondata di caldo? Niente, assolutamente niente giustifica una fatwa, una condanna a morte.”
14/08/2022
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