Da vent’anni Indro Montanelli ci ha lasciati: il grande giornalista se ne andò nella città in cui ha svolto la sua carriera professionale, pur senza dimenticare la sua natia Fucecchio, in cui c’è la statua di una figura importante del Risorgimento, Giuseppe Montanelli, scrittore e patriota, di cui Indro (per giornalisti e avversari politici Cilindro) forzò un po’ la parentela. Il Montanelli dell’800 è raffigurato seduto su un mucchio di libri: di qui la definizione popolare, secondo i dettami dello spirito toscano, non sempre etereo, di cacalibri.
Dopo le lauree in giurisprudenza e in scienze politiche emigra in Francia dove inizia la sua carriera di giornalista al "Paris soir".
A 24 anni, sotto il regime fascista, si arruola nel ventesimo battaglione per la campagna in Eritrea, che racconta in un suo diario. Alla fine dell'esperienza militare, diventa inviato per il "Messaggero" in Spagna e scrive articoli profondamente critici contro il regime. Mussolini ne ordina il rimpatrio e lo espelle dal partito fascista e di conseguenza dall'albo professionale. Dopo l'anno passato in Estonia come direttore dell’Istituto italiano di cultura torna a Milano, dove inizia a lavorare per il Corriere della Sera.
Seppure avesse passato più di mezzo secolo a scrivere, di fatti, di persone e di storia, non lo fece mai come osservatore, ma come cronista, con in mano l'unica arma che la classe dirigente temeva: la sua macchina da scrivere.
23/07/2021
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