La Città Eterna, considerata una delle metropoli più belle del mondo, è ricca di bellissime opere d’arte, e non è raro scoprire dettagli, che spesso sono sconosciuti anche agli stessi romani.
Chi è stato a Piazza San Pietro, sicuramente avrà calpestato il più romantico dei sanpietrini, sampietrini o ‘serci’, e molto probabilmente, non conoscendone l’esistenza, non se ne sarà neanche accorto. Il blocchetto in lava vulcanica, chiaramente a forma di cuore, il materiale utilizzato per realizzare la piazza della Basilica e altre zone del centro storico, si trova nella sezione del Libeccio, proprio ai piedi dell’obelisco dove è stata posta una lastra rotonda di marmo, nella parte sud-ovest della ‘Rosa dei Venti’.
Chi lo abbia posizionato o il motivo per cui si trovi lì, non si scoprirà mai, ma sul cuore di pietra, sono state avanzate molte ipotesi. Diversi i nomi anche attribuitogli, qualcuno lo chiama “cuore di Michelangelo”, altri “cuore di Bernini” o ancora “cuore di Nerone”, o meglio “er core de Nerone”.
Attorno alla roccia, ad oggi unica in questa forma, sono nate numerose leggende, alcune davvero romantiche. In molti, ritengono possibile che possa essere stata scolpita da Michelangelo o da Bernini. Si racconta che sia stata scoperta da alcuni bambini mentre giocavano in piazza, e abbiano scelto di chiamarla “er core de Nerone”.
Mettendo da parte per qualche momento i sentimentalismi, ci sono evidenti fatti storici che mettono in ombra le varie credenze. La teoria più accreditata è che la pietra sia stata posta dall’abate astronomo Filippo Luigi Gilij che nel 1817 si occupò della disposizione dei sampietrini, chiamati così in onore di Piazza San Pietro. L’abate era un appassionato di piante esotiche, oggi molto diffuse in Italia, ma che al tempo rappresentavano delle vere novità. Tra queste, vi era anche il pomodoro, che in un libro da lui realizzato, venne disegnato in maniera molto simile al romantico “sercio”.
13/06/2021
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