L'Italia, la sua patria, lo ha gratificato dedicandogli un gran numero di scuole, è innegabile. Istituti compresivi e plessi, elementari e medie, materne comprese. Da Rossano Veneto ad Acireale, passando per Montesilvano e Civitanova Marche. Insomma “l’uomo dei sogni” è sulla bocca di tanti studenti e genitori. Frequentemente. Peccato però che in classe di rado faccia capolino. Quasi mai attraverso una lettura integrale di un’opera o delle sue opere, piuttosto tramite dei brani antologizzati. Magari una poesia oppure una “favola al telefono”. Circostanza che trasforma Rodari in esempio “di buoni sentimenti”, contraddicendo così la sua storia, connotata da scelte. Prese di posizione.
Non è improbabile che questa lettura di Rodari, come autore per l’infanzia, proprio in considerazione del presunto carattere “buonista” delle sue opere, lo abbia penalizzato. E continui a farlo. Nonostante nella realtà di alcune sue opere Rodari sia tutt’altro che interclassista e pietoso. Ma piuttosto duro. Tutt’altro che incline a giustificare l’ignoranza, oppure il pregiudizio.
E’ vero, Rodari critica la “scuoletta” tradizionale e insegue l’idea di una scuola “grande come il mondo”. E’ il suo invito ai bambini ad “aprire gli occhi” per essere promossi, certo. Ma è anche il suo tentativo di dimostrare che intelligenza e volontà sono componenti entrambe fondamentali, nella crescita. Nella costruzione di un futuro che può regalare sorprese positive.
L’Italia sembra però aver dimenticato il Rodari giornalista. Il cronista con gli occhi spalancati sulla realtà che lo circonda. L’intellettuale curioso. L’aver separato quel che in Rodari non è mai stato è stato un errore. Che si continua a perseverare. Scioccamente.
28/04/2021
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