Sono passati 50 anni esatti da quando Roberto Vecchioni, professore poeta interista regalato al mondo della musica, ci deliziava con quel capolavoro di ricordi e suggestioni che è "Luci a San Siro".
Un testo da brividi, scritto da Andrea Lo Vecchio, scomparso un mesetto fa, che, a dispetto di ogni fazione e tifo, evoca emozioni da una Milano di altri tempi.
Da quel 1971 in cui, come oggi dopo tanto tempo, nel calcio italiano era la città meneghina a farla da padrona, tra i giochi dentro la nebbia, la seicento, le canzoni e i “danè”.
Erano gli anni di Boninsegna, Mazzola e Rivera. Come quest’anno, ai tempi di Luci a San Siro, il Milan vinse il titolo di campione d’inverno dopo una grande vittoria nel derby di andata ma finì dietro all’Inter di Invernizzi, subentrato a Heriberto Herrera a fine stagione.
Anni in cui, in un’Italia forse un po’ troppo “bacchettona”, si censurava il testo di Vecchioni perché nella versione originale recitava “parli di sesso, di coiti anali”, espressione spinta ma quasi poetica rispetto alle troppe banalità che si sentono oggi nei microfoni di certi trapper. Così come, sempre nel 1971, a Sanremo fu vittima della censura anche Lucio Dalla, che finì terzo con una 4/3/1943, che era stata concepita inizialmente con il titolo di Gesùbambino e che nel testo recitava un “e adesso che bestemmio e bevo vino”, considerato irrispettoso dall’organizzazione del Festival.
13/04/2021
Inserisci un commento