Sono trascorsi quarantacinque anni dall’inspiegabile morte di Pasolini assassinato ad Ostia dopo avergli teso un’imboscata. Egli non fu semplicemente uno scrittore ma potremmo definirlo un intellettuale. Poeta, regista, pittore, filosofo, romanziere e molto altro; il suo essere è caratterizzato da sensibilità e lungimiranza decisamente uniche, si batté contro il conformismo della piccola borghesia. Fermamente convinto che l’individuo dovesse essere semplicemente coerente a se stesso, nella sua vita diede scandalo per le sue idee, per la sua radicalità, per la sua diversità e la sua omosessualità che negli anni settanta era ancora poco accettata. È diventato un punto di riferimento sia per studenti che studiosi, i quali ancora oggi lo apprezzano e lo seguono. Tutt’oggi, le sue opere sono lette, sviscerate e interpretate. Ad ogni ulteriore lettura si riescono a scorgere sfumature che inevitabilmente ci portano ad affermare quanto le sue riflessioni, analisi e considerazioni sulla realtà sociale sono sempre più attuali, quasi profetiche. Diverse sono sia le scritture che le pellicole cinematografiche in cui spicca il suo talento profetico. Però l ’appellativo di profeta arriva con “Alì dagli occhi azzurri”, poesia del 1964 con cui riesce a raccontare perfettamente, come se oggi fosse ancora con noi, gli sbarchi di migranti che fuggono dai loro paesi e con gli occhi pieni di speranza arrivano sulle nostre isole.
02/10/2020
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