Musei: quale contributo alla cultura della sostenibilità? Lo spiega David Tombolato, curatore e comunicatore scientifico presso il MUSE di Trento Una rilettura formativa dell’Agenda 2030 a favore della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile, grazie all’intervento di David Tombolato, curatore e comunicatore scientifico del MUSE di Trento, durante l’open lesson dedicata al tema della sostenibilità organizzata dalla 24ORE Business School La Cultura comincia ad essere letta in maniera diversa, lo sviluppo sostenibile è un punto essenziale all’interno delle agende politiche, infatti lo scorso 8 febbraio, è entrato in Costituzione grazie all’approvazione dell’Aula della Camera. Il mondo della cultura diventa il motore fondamentale per guidare il cambio di paradigma verso una cultura della sostenibilità
Il settore dei Beni e delle Attività Culturali è stato tra i più colpiti dalla crisi sanitaria ed economica causata dall’emergenza di Covid-19, infatti, come attesta un’indagine condotta dall’Osservatorio Hybrid Lifestyle, in collaborazione con CRIF, 4 italiani su 10 hanno smesso di frequentare i luoghi della cultura e dell’intrattenimento dall’inizio della pandemia. Al medesimo tempo, però, è stata registrata un’accelerazione nella digitalizzazione delle collezioni, fenomeno che ha incentivato la nascita di archivi fruibili, efficienti e interattivi, trasformando i musei in soggetti attivi all’interno delle proprie comunità, adibiti a far discutere, analizzare e comprendere i problemi odierni così da cercare soluzioni efficaci per il futuro.
È proprio attorno a questo nuovo impegno dei musei, visti sempre più come leve di cambiamento e valore trasformativo verso la cultura della sostenibilità, che si è focalizzato l’intervento di David Tombolato, curatore e comunicatore scientifico presso il MUSE di Trento, alla 24ORE Business School. L’Open Lesson dedicata all’area Arte, Cinema e Design I nostri Master e Corsi di Arte, Cinema e Design (24orebs.com) “Verso una cultura della sostenibilità: i musei come leve del cambiamento” è stata utile a comprendere gli obiettivi che l’Italia si è prefissata dagli anni Settanta ad oggi riguardo la transizione ecologica, analizzandone le tappe di percorso e, a capire come è nata l’Agenda 2030 secondo una lettura formativa sullo sviluppo sostenibile. Nel corso degli anni si è passati, sempre più, da una visione bivalente che teneva in considerazione esclusivamente il rapporto tra uomo e ambiente a una sorta di triangolazione, la quale, invece, fa riferimento sia alla realtà sociale, ambientale che economica. Questo cambio di prospettiva ha permesso di mettere in evidenza problematiche come la disuguaglianza nel mondo, lo spreco di risorse e il declino della biodiversità.
“La pandemia ha lasciato un segno indelebile per la consapevolezza della vulnerabilità del nostro modello di sviluppo, per la ‘scoperta’ del legame tra le condizioni dell’ambiente e quelle della nostra società - spiega David Tombolato, curatore e comunicatore scientifico presso il MUSE di Trento - ora, la massima priorità dovrebbe essere la costruzione non solo della resilienza, ma della rigenerazione di tutti i sistemi globali: ecco perché crediamo che il concetto dell’interconnessione sia l’obiettivo primario da trasmettere in una mostra sulla sostenibilità nell’era post-Covid. Raccontare come la parola sostenibilità sia mutata nel corso degli anni, attraverso oggetti, video e interviste per riflettere su questioni urgenti come il cambiamento climatico, la sovrappopolazione e il declino della biodiversità in un’ottica ambientale, ma anche etica e politica. A tal proposito, lo scorso 8 febbraio l’Aula della Camera ha definitivamente approvato la tutela dell’Ambiente che è entrata ufficialmente in Costituzione”.
L’arte è sempre stata una disciplina che ha seguito e/o anticipato l’evoluzione e i cambiamenti che hanno contraddistinto le diverse epoche. A partire dagli anni Settanta ha avuto inizio una critica nei confronti della società consumistica, il cui confronto dialettico con le lacerazioni e le contraddizioni della contemporaneità ha portato i musei a porsi al servizio della società per il suo sviluppo sostenibile. Per far sì che ciò avvenga, è importante investire sulla digitalizzazione, sulle competenze, sull’innovazione e sulla ricerca affinché l’ambiente museale si riveli al fruitore come un interessante contesto di esperienza e di autoformazione in un’ottica di lifelong, lifewide e life deep learning, secondo il modello del Sistema Formativo Integrato: uno spazio che apre le porte al territorio in maniera inclusiva e democratizzante.
Le istituzioni museali stanno ridefinendo le proprie mission in ottica Agenda 2030 e assumendo sempre più il ruolo di soggetti abilitanti per la crescita culturale, sociale, economica e partecipativa delle città per affrontare le sfide e le scelte connesse alla transizione ecologica. Il paradigma della “sostenibilità” offre la possibilità di porre l'attenzione sul museo come luogo d’incontro, spazio di contaminazione di culture e di visioni molteplici del mondo, custode di un patrimonio che dà cultura.
Un esempio è il Museo delle Scienze di Trento il MUSE, il quale ad ottobre 2021 ha inaugurato le proprie gallerie permanenti adottando una nuova chiave di lettura attorno ai diversi temi come: sostenibilità, perdita della biodiversità, cambiamento climatico ed esplosione demografica. L'obiettivo di questa trasformazione è di strutturare un dialogo tra generazioni pensando al futuro per mobilitare governi, aziende e cittadini e fissare una timeline precisa.
É su questa lunghezza d’onda che si sta muovendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha come assi portanti la transizione digitale e quella ecologica. Infatti, il PNRR punta sul mondo della cultura come volano per il rilancio del Paese post-Covid, i cui fondi destinati ammontano a oltre 6 miliardi.
Ulteriori dettagli rispetto al tema affrontato sono disponibili a questo link all’interno della sito della 24ORE Business School.
24ORE Business School
24ORE Business School è la prima scuola di formazione digitale italiana. Nata nel 1993 per formare manager, professionisti, neolaureati e neodiplomati e aiutarli a definire e a realizzare il loro percorso professionale con un’offerta innovativa e differenziata per industry e aree tematiche. Registra circa 15 mila studenti annui tra giovani neolaureati, manager e professionisti. Duemila studenti all’anno sono stati inseriti nel mondo del lavoro con tassi di conferma superiori al 95%. Garantisce una formazione completa in linea con le esigenze di mercato, grazie a una faculty unica composta da docenti, manager d’azienda, consulenti e giornalisti italiani e internazionali con esperienza diretta di settore, approccio pragmatico e orientato al business.
24ORE Business School è controllata da Palamon Capital Partners, fondo d’investimenti inglese che ha investito con successo in formazione sia in Europa che in America e ha acquistato la proprietà della società da Il Sole 24 ORE.
ph fonte ufficio stampa
01/03/2022
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