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"Il Boresta che non ti aspetti".

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Roma - Da domani, giovedì 27 maggio 2021 nello spazio Micro Arti Visive prende il via  la mostra “Il corpo di Boresta” secondo episodio di un lungo progetto di sei mesi – “Il Boresta che non ti aspetti” - dedicato all’outsider Pino Boresta.

L’evento, che inaugura alle ore 18,00, segna da un lato, la continuità espositiva e la forza dirompente della galleria di Paola Valori da tempo attiva sul territorio, e dall’altro, rappresenta l’ennesima provocazione di Pino Boresta, artista che ancora una volta porta in scena una dimensione fuori dalle righe del suo linguaggio artistico, con l’esposizione dei propri “residui” corporei: sperma, unghie, capelli, sangue.

Scioccante e volutamente “sconveniente”, il lavoro di Pino Boresta (classe 1962) che aveva già scandalizzato la Bologna degli anni ‘90 nel contesto della galleria Il Graffio - allora con il testo critico di un giovanissimo Bartolomeo Pietromarchi - oggi, continua a far parlare di sé esponando anche profilattici usati e incollati, all’interno di un allestimento white cube minimale composto da teli, pannelli, stoffe e tovaglioli bianchi, diversi oggetti, recipienti e barattoli che ricalcano lo stile di un laboratorio, con provette e contenitori, superfici con chiazze di sangue, tutto per documentare quasi con piglio ossessivo, lo scorrere del tempo, del suo tempo.

Rispetto ad altri lavori, il senso della ricerca di Boresta sta nella “raccolta del tempo”, lo sottolinea il curatore Raffaele Gavarro, contestualizzando Boresta nell’alveo delle esperienze degli anni ‘70: “Se guardando i Residui corporei di Boresta inevitabilmente viene in mente Manzoni, Acconci, o quanti nella storia dell’arte hanno usato materiale biologico per dare forma all’opera, o anche solo per ‘condirla’, aggiungerei un altro aspetto che è il tempo. Le tracce di sperma, i peli, le unghie e annessi vari, sono infatti un vero e proprio autoritratto di Boresta nel tempo. Meglio, un autoritratto essenziale, informe e disturbante, come del resto è tutto il suo lavoro”.

Allora, se rispetto agli artisti di quegli anni, il senso del suo linguaggio vuole essere certificare la propria presenza, sono le testimonianze che lascia come traccia a documentarne l’essenza, documenti “scomodi”, maleodoranti e sudici di una realtà sempre in dissolvenza che è quella umana e anche la sua.
Non è un caso, quindi, se il prossimo episodio del progetto, per un totale di sei passaggi in galleria (fino a dicembre 2021), sarà dedicato al tema del “Testamento di Boresta” e non è accidentale se nella performance della vernice di giovedi 27 maggio, l’artista, sulla falsariga delle “sculture viventi” di Manzoni, rilascerà ironicamente un certificato scritto a chi dei partecipanti alla serata vorrà, a sua volta, lasciare una traccia donando una ciocca di capelli, pronta ad essere incorniciata e inserita nell’archivio del Progetto R.C. – residui corporei dell’artista, veri e propri “reperti” di tracce umane.

Per l’occasione, il “barbiere” Boresta farà accomodare i visitatori su un trono, una elegante poltrona in sky rosso vintage anni ’70, e dall’alto di quella posizione, opererà un taglio, raccogliendo così anche il tempo e la traccia dei capelli altrui: un’operazione questa, che per certi versi ha anche il sapore di un’arte partecipata. Il giorno del finissage si assisterà alla performance nella quale saranno invece il curatore e la gallerista a tagliare tutti i capelli all’artista.
Come scrisse Pietromarchi nel 1998 in occasione della mostra a Bologna “Con questa serie di lavori, Boresta sospende il lavoro "relazionale" per esporsi direttamente ponendoci di fronte alla sua sfera più personale. siamo introdotti nella sua sfera privata, violandone quelli che sono considerati i limiti oltre i quali non è permesso introdursi. Attraverso questa operazione veniamo trasformati in voyeurismi non di una singola azione ma di una intera esistenza, posti di fronte ad una cruda rappresentazione documentaria delle azioni e ad uno spoglio feticismo del residuo”.

Dopo Bologna, quindi, è la volta di Roma, una città dove il dibattito artistico e critico è spesso infuocato e dove ci si aspetta anche reazioni forti e di turbamento. Misurando la temperatura di Roma, la mostra farà ancora una volta discutere? Dividerà la città tra le critiche degli esperti e quelle dell’opinione pubblica, come già è successo con il provocatorio grido “Io vivrò” di Boresta durante la conferenza stampa della Biennale di Venezia nell’edizione del 2013? Cosa vuole dirci ancora Boresta? È ancora l’arte l’unico mezzo in grado di destare le coscienze?

Sono esattamente questi gli interrogativi che si propone un’operazione come questa, e tutti stanno al centro dell’indagine della galleria Micro Arti Visive, uno spazio romano ormai forte della sua esperienza di lungo corso che non soltanto non si tira indietro ma anzi, spinge avanti la ricerca di Boresta così come è successo nella prima esposizione con i pranzi in galleria performativi, invitando curatori, critici e giornalisti serviti dallo stesso artista, che anche questa volta rompe gli schemi.
 
 
Opening giovedi 27  giugno dalle ore 18:00
Durante l’inaugurazione l’ingresso è consentito solo previa prenotazione nominale obbligatoria al numero 347 0900625. È disposto per i visitatori l’obbligo di indossare la mascherina e di rispettare le disposizioni anti-contagio.

26/05/2021

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