Oggi, 18 febbraio, Fabrizio De André avrebbe compiuto 85 anni, ma la sua opera continua a vivere e ad arricchire la nostra cultura, rinnovandosi di generazione in generazione. Scomparso il 11 gennaio di 26 anni fa, De André non è solo un nome che evociamo per celebrare un anniversario, ma una presenza che rimane intatta nel tempo, un intellettuale capace di dare voce a chi, spesso, non ha voce: gli ultimi della società. E proprio a lui, oggi, si dedica un convegno in suo onore, dal titolo "...Ma tu rimani - Buon compleanno, Faber", che si terrà alle 11 nella Sala della Regina della Camera dei deputati.
Questa immutata attualità del suo pensiero è il frutto di un'opera che ha toccato corde universali, capace di interpretare e restituire sentimenti collettivi. Le sue canzoni, da Marinella a Smisurata preghiera, restano un capolavoro senza tempo, esplorando temi di amore, dolore, speranza e, soprattutto, giustizia sociale. I suoi testi, carichi di riflessioni sul mondo, sono ancora oggi di una freschezza disarmante, in grado di risuonare profondamente, specialmente in un periodo storico turbolento come quello che stiamo vivendo.
Fabrizio De André è stato un artista che ha fatto della sua musica una forma di impegno civile e intellettuale, sfidando il suo tempo con coraggio e intelligenza. A partire da La canzone di Marinella, che lo fece conoscere al grande pubblico, fino a giungere ai capolavori come Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971) e Creuza de ma (1984), il cantautore genovese ha saputo rielaborare influenze letterarie, storiche e musicali con una rara capacità di sintesi. Come nel caso di Creuza de ma, dove con il contributo di Mauro Pagani ha dato vita a un viaggio musicale attraverso le culture del Mediterraneo, anticipando le future sonorità della World Music.
La sua abilità nel rielaborare il materiale culturale è testimoniata anche dal suo amore per la letteratura, come quando ha adattato l' Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters o la sua interpretazione dei Vangeli apocrifi in La buona novella (1970), un disco che, pur nella sua ispirazione religiosa, è lontano dalla tradizione liturgica, proponendo un'alternativa che sfida l'ortodossia.
Ma è il messaggio più profondo e il suo impegno sociale che restano il cuore pulsante della sua arte. Nel suo ultimo album, Anime salve (1996), De André affronta temi complessi come l'inclusione e la solidarietà, esplorando le vite di chi è emarginato, perso nel fango dell'umanità. La sua Smisurata preghiera, in particolare, è un testo che si eleva a simbolo di una invocazione impossibile: un appello alle divinità affinché si accorgano dei torti subiti dalle minoranze da parte delle maggioranze, spesso cieche e crudeli. La sua arte si fa voce di chi, purtroppo, è costretto a vivere nell'ombra, senza una chance di riscatto.
Le sue parole continuano a risuonare anche oggi, con la stessa forza di un tempo. Come non sentire ancora l’attualità di Don Raffaè, una canzone che racconta la storia di un camorrista, in cui De André dipinge la cruda realtà del carcere e dei suoi protagonisti. La morte di Raffaele Cutolo, recentemente riportata alla cronaca, fa risuonare in maniera ancor più struggente il ritratto di quel mondo desolato.
Fabrizio De André ha avuto il raro privilegio di lasciare un’impronta indelebile non solo nella musica, ma nella cultura in generale. La sua morte, avvenuta troppo presto, ha lasciato un vuoto che non potrà mai essere colmato. Eppure, la sua arte rimane viva, alimentata dal ricordo di chi ha saputo trasformare la propria musica in un atto di resistenza, di lotta e di speranza. In un mondo in cui molti sembrano dimenticare, De André rimane per sempre il poeta dei dimenticati, un immortale.
18/02/2025
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