A settembre, Roma diventa la cornice di un evento imperdibile per gli amanti dell'arte: una grande mostra dedicata a Joan Miró, il genio catalano che ha rivoluzionato il linguaggio artistico del Novecento. L'esposizione, intitolata "Miró - Costruttore di Sogni," sarà ospitata dal Museo Storico della Fanteria dal 14 settembre al 23 febbraio, offrendo al pubblico un viaggio attraverso l'evoluzione creativa di Miró con 150 opere realizzate tra il 1924 e il 1981, molte delle quali poco conosciute e provenienti da collezionisti privati italiani e francesi.
Curata da Achille Bonito Oliva, Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo, la mostra si articola in otto sezioni tematiche che delineano le passioni e i rapporti di Miró con la scena culturale del suo tempo. Le sezioni includono Litografie, Manifesti, Poesia, Ceramiche, Derrière le Miroir, Pittura, Musica, e "Miró e i suoi amici", che presenta anche opere di artisti come Man Ray, Picasso, Dalí, e fotografie di Cohen e Bertrand, oltre a libri e documenti di poeti come Breton, Éluard, Char, e Tzara.
La mostra, ultima tappa di un tour che ha toccato Torino, Trieste e Catania, si arricchisce a Roma di una sezione specifica dedicata alle sculture, una parte meno conosciuta della produzione di Miró. Achille Bonito Oliva, parlando nella sede dell'ambasciata di Spagna in Italia, ha dichiarato: "Senza paragonarlo a Picasso e a Dalì, penso che Miró sia un grande artista. Apre un nuovo universo e sposta lo sguardo dalla vista alla visione. La sua pittura è un viaggio continuo. Lo spazio con lui non è mai immobile, ma va oltre la prospettiva. È un artista in movimento, nomade, come la vita. Apre lo spazio ai fantasmi della mente, è questo il suo rapporto con il surrealismo".
I curatori suggeriscono che Miró ha rivoluzionato l'arte portandola da uno spazio introspettivo a un equilibrio tra astratto e figurativo, superando ogni tipo di confine. La sua arte è un giro a 360 gradi sulla storia della creatività, accogliendo il linguaggio animistico dell'arte primitiva e introducendo modalità espressive nuove, capaci di dare nuova energia a un alfabeto ormai logorato.
Secondo Vincenzo Sanfo, ciò che colpisce di Miró è lo sguardo sfavillante e il sorriso pacato che accompagna tutte le sue immagini, suggerendo un mondo segreto, sereno e gioioso dietro ogni opera. Miró comunica con i suoi dipinti una gioia di vivere che spesso abbiamo perduto, aggredendo lo sguardo dello spettatore con colori vivaci e segni forti, facendo sprofondare in un universo infantile nascosto dentro di noi.
Miró raramente eseguiva disegni preparatori per le sue opere, grazie a una capacità di concentrazione e di esplicazione immediata che gli permetteva di trasformare una semplice macchia o un segno minuscolo in capolavori. La sua ispirazione non derivava dall'inconscio, ma dalla sua straordinaria capacità di astrazione dal mondo reale.
Nel cammino di libertà artistica, Miró esprimeva anche posizioni politiche attraverso opere fortemente evocative delle tragedie del suo tempo. Già nell'estate del 1936, con l'insurrezione dei repubblicani spagnoli contro i generali putschisti, i suoi dipinti preannunciavano gli anni bui a venire. Nell'estate del 1939, le sue tele riflettevano l'imminenza della guerra in Europa, e trent'anni dopo, non rimase in silenzio di fronte agli sconvolgimenti del maggio 1968, esprimendo le sue posizioni non con parole, ma con la straordinaria potenza della forma.
Questa mostra rappresenta un'opportunità unica per immergersi nel mondo di Miró, un genio libero e onnivoro, il cui spirito innovativo e sperimentale ha aperto nuovi orizzonti nell'arte del Novecento.
01/07/2024
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