Erano anni in cui musica era sinonimo di vinile e in cui il termine Rock era sinonimo di trasgressione. Proprio in quel contesto nasce il mito di Jim Morrison, un talentuoso quanto rovinoso ragazzo figlio dell'America in pieno Vietnam che sceglie di dire no alla societa' e vive una vita dissoluta citando poesie e svenendo sul palco in preda a ogni droga possibile. La sua morte, da sempre oggetto di attenzione e sospetto, rappresenta la fine di un mito che prenderà' il suo posto nell'Olimpo proprio dopo la sua morte, traendo linfa da essa stessa per autogenerarsi e porsi alle nuove generazioni in forma di maglietta iconica da sfoggiare ai party piu' cool. Perche' Jim Morrison non vuole dire musica o sonorità' , questo no, Jim rappresenta la trasgressione, la ribellione generazionale, l'altra faccia della medaglia. Impossibile dividere il suo mito amplificato nel suo gruppo Doors, rispetto al contesto storico e generazionale, in un mondo americano in guerra tra generazioni, dove i reduci lanciavano le loro medaglie come forma di ribellione, la bravura forse naturale di Morrison era quella di rappresentare l'altra faccia della luna, quella dai capelli lunghi e l'amore libero.
03/07/2021
di Editoriale Direttore
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