Un’opera dal valore inestimabile, realizzata dal maestro bolognese Bartolomeo Passerotti, intorno alla metà del ‘500, era scomparsa nel nulla. De “L’enigma di Omero”, se ne era venuti a conoscenza solo tramite alcuni schizzi, riproduzioni di altri artisti e grazie a “Il Riposo”, il libro scritto da Raffaello Borghini nel 1584. Questi, era il biografo del Passerotti e nel suo volume vi era una minuziosa descrizione del capolavoro. “Un quadro grande in tela di colorito gagliardo a olio, dove sono in una barca i marinari che propongono l’enigma a Omero, che è sul lito; e da altra parte è una zingana e nel viso d’Omero ha il Passerotto ritratto se stesso e vi si veggono naturalissime l’acque del mare et alcune conche marine et un cane che par vivo”. La risposta all’enigma era “pidocchi”. Pare che Omero, si tormentò talmente tanto di non riuscire a trovare la soluzione, che lo portò alla morte. A distanza di secoli, il dipinto è stato rinvenuto nel palazzo appartenente ancora alla famiglia del senatore fiorentino Carlo Torrigiani e le Gallerie degli Uffizi di Firenze, hanno potuto acquistarlo. Prossimamente, appena saranno pronte le nuove sale riservate alla pittura del Cinquecento, verrà esposto. Eike Schmidt, il direttore della Galleria degli Uffizi, dichiara: “L'acquisto protegge il nostro patrimonio dalla dispersione.”
19/02/2021
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