Non è un caso se l'ultima intervista Erriquez l'ha rilasciata a Controradio, in occasione dell'ultimo Rock Contest: il rapporto tra la storica emittente toscana e la Bandabardò è stato da sempre speciale.
A portarlo alla morte, a 60 anni, una lunga malattia che però non aveva fermato la sua voglia di continuare a lasciare il segno nella musica e di mandare un messaggio di unione tra le persone, nel segno dell'allegria e della solidarietà.
Le canzoni di Erriquez con la Bandabardò, ma soprattutto i loro concerti, hanno rappresentato fin dagli esordi una presenza costante e festosa, un’occasione per fare comunità e per riconoscersi, quasi un rito collettivo che ha contribuito a definire le coordinate della toscanità contemporanea colta multiculturale, fortunatamente ben lontana dalle facili caratterizzazioni vernacolari.
La scrittura di Erriquez, sicuramente molto caratterizzata e riconoscibile, fu, a suo tempo, una scelta di rottura con la tradizione precedente che vedeva un certo tipo di musica declinato solo con la lingua inglese. Quando i Vidia, il suo primo gruppo con cui vinse il Rock Contest di Controradio nel 1988 con una proposta di “rock” in italiano, si inserivano proprio in quel filone, a suo tempo, pionieristico di fusione fra rock di matrice anglosassone e cantautorato.
La musica della Bandabardò è una musica per corpi, corpi che ballano, sudano, urlano insieme pigiati davanti ad un palco, l’esatto opposto di quello che la “nuova normalità” sanitaria sta prospettando per i nostri prossimi anni, una musica per eventi collettivi lontani anni luce dalla fruizione isolata ed individuale della nuova musica. L’eredità, se ci sarà, sarà un buon segno per un mondo che potrà tornare a gioire insieme.
16/02/2021
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