Gli scavi archeologici, condotti dall'Università degli Studi di Roma Tor Vergata con la soprintendenza delle province di Latina e Frosinone, presso la ‘Grotta Guattari’ a San Felice Circeo, a sud del Lazio, hanno portato alla luce di ossa, che secondo gli esperti, apparterrebbero all’uomo di Neanderthal.
In realtà, nella stessa grotta, già nel 1939 venne ritrovato un cranio simile, rimanendo fino ad oggi un evento unico. In particolare, grazie agli scavi dell’area iniziati nel 2019, sono stati ritrovati i resti sia di nove individui, otto maschi e una donna, che di vegetali e di animali selvatici, tra cui iene. Probabilmente in seguito ad un terremoto, il sito è stato sommerso da una frana, portando a bloccarne l’accesso e permettendo così che i reperti arrivassero fino a noi, in ottime condizioni.
La scoperta, di per sé decisamente straordinaria, in quanto alcune delle ossa risalirebbero ad un periodo compreso tra i 50.000 e i 100.000 anni fa, ha portato al ritrovamento di nove crani aperti e svuotati, ossa rosicchiate dalle iene, calotte craniche e mascelle. Tutti i crani ritrovati, compreso quello del 1939, presentano un foro sulla parte occipitale. Non è stato dimostrato ancora chi o cosa possa averlo causato. Sebbene l’apertura alla base dei crani, 82 anni fa, abbia portato il paleontologo italiano Alberto Carlo Blanc, a supporre che si praticasse il cannibalismo rituale, molti altri esperti ritengono invece, che sia stata opera delle iene. Si ipotizza che i Neanderthal abbiano vissuto nella ‘Grotta Guattari’ finché le belve, divoratrici prevalentemente di carogne, abbiano attaccato gli umani, divorandone il cervello.
La scoperta è importantissima per la paleoantropologia, in quanto consolida la convinzione che i Neanderthal fossero “Una popolazione abbastanza numerosa in zona.” Dario Franceschini, il ministro della Cultura ha dichiarato: “Davvero una cosa eccezionale. Ne parlerà tutto il mondo.”
25/05/2021
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