L’annuncio del Comitato sloveno è stato accolto con un boato dalla piazza dove si erano radunati gli abitanti delle due città di confine. Un luogo particolarmente significativo dove poco tempo fa vi sorgeva un muro, che un po’ come quello ben più importante di Berlino simboleggiava la divisione dell’Europa in blocchi contrapposti.
Si tratta di un segnale preciso che permetterà di valorizzare i vari aspetti di un luogo dall’identità complessa, che reca i segni della cultura italiana e quella slava, visto il trascorso storico di Gorizia e Nova Gorica.
In passato questo territorio è stato oggetto di contese e conflitti sanguinosi. Annessa al Terzo Reich fino al 1945, anno in cui subì, sia pure per breve durata, quella delle forze partigiane comuniste di Tito, che erano intenzionate ad annetterla alla Jugoslavia e fecero parecchie vittime prima di essere costrette a ritirarsi dagli anglo-americani. Con il trattato di pace di Parigi del 1947, il centro urbano rimase all’Italia, ma al regime di Belgrado venne consegnata gran parte del territorio comunale, su cui è sorta la città gemella di Nova Gorica.
Durante la Prima guerra mondiale, quando la città era sotto l’Austria-Ungheria, le truppe italiane la conquistarono nell’agosto 1916 a prezzo di fiumi di sangue. Infatti gli austro-ungarici ripresero Gorizia nel 1917, dopo Caporetto, e i nostri soldati vi tornarono solo nel 1918, grazie alla battaglia di Vittorio Veneto.
Oggi tra l’altro ogni anno vi si svolge il più importante festival italiano di riflessione sul passato:è Storia, che svolge un ruolo importante di confronto civile anche su temi scottanti e ospita spesso studiosi di grande caratura internazionale.
L’obiettivo dell’iniziativa è tutelare la ricchezza e la diversità della cultura continentale, valorizzare le caratteristiche comuni ai popoli e sviluppare un sistema che possa generare un importante indotto economico.
Senza dubbio si tratta di un altro atto del processo di riconciliazione tra Roma e Lubiana, per dare pace alle vittime slave del nazionalismo fascista sia a quelle italiane del comunismo di Tito.
26/12/2020
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