A Palazzo Reale di Milano è stata inaugurata una mostra che svela un lato meno conosciuto e profondamente umano di Pablo Picasso: quello dello straniero e dell’immigrato, un artista geniale che ha trascorso gran parte della sua vita in Francia senza mai ottenere la cittadinanza. Intitolata "Picasso lo straniero", l'esposizione raccoglie oltre 90 opere, molte delle quali mai esposte prima in Italia, provenienti principalmente dal Musée National Picasso-Paris.
Attraverso dipinti, fotografie, video e documenti, la mostra racconta non solo l'evoluzione artistica del grande maestro spagnolo, ma anche la sua condizione esistenziale di perenne straniero, un tema che ancora oggi risuona con grande attualità. Nella Parigi del primo Novecento, Picasso trovò la fama e il successo, ma anche una continua marginalizzazione, essendo considerato un immigrato. La Francia, che lo vide affermarsi come uno dei più grandi artisti del XX secolo, non gli concesse mai la cittadinanza, etichettandolo come "spagnolo" e obbligandolo a vivere sotto il controllo della polizia.
Uno degli episodi più significativi documentati in mostra è quello del luglio 1931, quando la polizia francese rilasciò a Picasso una carta d'identità per stranieri, impressa con un timbro nero che dichiarava la sua nazionalità. Anni dopo, nel 1940, la sua richiesta di naturalizzazione venne respinta, sottolineando una vita intera vissuta all’ombra dell’alienazione burocratica. Questo senso di esclusione si riflette nelle opere esposte, tra cui il mitologico Minotauro, simbolo dell'artista stesso: una figura potente ma vulnerabile, un alter ego che rappresenta la sua lotta contro la sorveglianza e il controllo.
Curata da Annie Cohen-Solal, la mostra è un esempio innovativo di come l’arte possa intrecciarsi con la storia sociale. "Di solito non si colloca un capolavoro accanto a un documento d’archivio," spiega Cohen-Solal, "ma qui lo facciamo perché l'arte non può essere separata dalla vita dell’artista e dalle sue sofferenze." Dietro le celebri pennellate di Picasso si nasconde l’uomo schedato dalla polizia, il cittadino mai accettato, un estraneo nella nazione che lo ha reso immortale.
Tra le opere esposte per la prima volta in Italia spicca La lettura della lettera, che rappresenta l'importanza delle amicizie nella vita parigina di Picasso. "È grazie alla rete di amici e alla solidarietà cosmopolita che ha potuto affermarsi," osserva Cécile Debray, presidente del Musée Picasso. Questo senso di comunità è anche presente nelle figure che popolano i suoi dipinti: reietti e abitanti dei bassifondi, con i quali l'artista si è sempre sentito in sintonia.
Un simbolo potente della mostra è il Plat aux trois visages, un piatto decorato con tre volti: a destra, il profilo di un cittadino autoctono; a sinistra, quello di uno straniero; al centro, il volto del métoikos, una figura senza diritti politici, un riflesso di come Picasso si è sentito durante la sua vita in Francia.
L’esposizione non è solo una celebrazione del genio artistico, ma anche una riflessione sulle politiche dell'immigrazione e dell'identità. "È un Picasso che fa pensare dentro la mostra, ma anche fuori," ha commentato Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano. Inserita nel programma culturale della città per il suo valore politico e sociale, questa mostra ci invita a riflettere sulle dinamiche di accoglienza e esclusione, ieri come oggi.
"Picasso lo straniero" è in mostra a Milano, a Palazzo Reale, e offre un’occasione unica per scoprire un lato inedito del maestro, dove l’arte e la vita si fondono nel racconto di una sofferenza universale.
19/09/2024
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